• Université : École doctorale de l'École pratique des hautes études (Paris)

Résumé

La presente tesi di dottorato propone uno studio di alcuni gallicismi presenti in un corpus di cantari italiani del XIV e XV secolo, per meglio comprendere le dinamiche e le modalità di riuso delle fonti francesi. A lungo tempo la critica ha riconosciuto nei cantari il risultato di un vasto processo di rielaborazione di vari modelli francesi, dalle ampie narrazioni romanzesche fino agli irreverenti fabliaux, passando attraverso i racconti cortesi, poiché presentano numerose analogie a livello tematico. I motivi letterari conoscono una diffusa circolazione in tutta l’Europa romanza e non stupiscono i punti di contatto fra le narrazioni in ottava rima e le prose o i versi francesi. Se gli studi precedenti hanno tradizionalmente privilegiato una prospettiva tematica nel tentativo di ricostruire il rapporto tra le ottave e le fonti, questo lavoro prende le mosse da un diverso punto di vista: per quanto eterogenei, i cantari sono generalmente riconducibili a un livello stilistico mediano ma non per questo meno permeabile nei confronti di una lingua avvertita come più prestigiosa e dalla tradizione letteraria più solida. Il punto di partenza è stato l’analisi linguistica dei cantari: si è cercato di rintracciare dei gallicismi imputabili ai modelli, che dessero conto, cioè, di un profondo e marcata rapporto di derivazione. I risultati di questo studio sono stati in realtà inaspettati: le parole di origine francese o provenzale rintracciate nei cantari non danno conto di una dipendenza dai testi in cui la critica aveva rintracciato le fonti ma rimandano alla letteratura galloromanza nel suo insieme. L’idea di un rapporto derivazionale va dunque rivista: più che un modello preciso identificabile in un testo codificato cantari, si può intravedere la riproposizione di un motivo topico. La tesi presenta una struttura bipartita. Il primo capitolo offre una panoramica il più ampia possibile sul rapporto che lega sin dalle sue origini l’italiano alle lingue galloromanze ripercorrendo poi la storia degli studi sui gallicismi, che vedono nell’Abbozzo di una storia dei gallicismi italiani nei primi secoli di Reto Bezzola del 1925 il primo lavoro sistematico. Il secondo capitolo propone invece una definizione del corpus dei cantari presi in esame, illustrando i criteri che hanno mosso la selezione: la scelta è ricaduta su quei testi che vengono tradizionalmente considerati come derivati da un modello francese letterario e codificato. Si è reso poi necessario un capitolo di approfondimento sulla tradizione degli studi sui cantari e sugli aspetti fondativi del genere stesso. Il quarto capitolo si pone come obiettivo quello di tracciare delle conclusioni di stampo generale sui rapporti che legano cantari e fonti sulla base di quanto emerso dallo studio linguistico. Sono stati scelti alcuni cantari a titolo esemplificativo, sulla base della vicinanza al modello: la Struzione della Tavola Ritonda, che segue da vicino la Mort li roi Arthur; il Carduino che rielabora motivi comuni al Perceval e al Bel Inconnu e, infine, il Cantare dei tre preti, la Canzone dello indovinello e la Lusignacca, di stampo novellistico, che presentano alcune affinità con i fabliaux più licenziosi. La seconda parte della tesi è dedicata allo studio linguistico, organizzato in schede lessicali: dopo aver elencato e sinteticamente discusso alcune delle parole escluse, si apre la sezione dei gallicismi presi in esame. Ciascuna scheda è organizzata in diverse sotto-unità: all’indicazione del lemma e della categoria grammaticale segue l’elenco delle forme rintracciate nei cantari e il regesto delle occorrenze. La discussione etimologica precede le sezioni incentrate sullo sviluppo della voce in area galloromanza, italiana e, talvolta, “di confine”, come quella franco-italiana. Ogni scheda si chiude con un’analisi dell’uso che gli autori dei cantari fanno di queste parole di origine galloromanza, sempre cercando il confronto con il presunto modello letterario.

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